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Catacombe

Fraternita dei frati Minori Cappuccini
A cura di padre Fabrizio Carli O.F.M. Cap.

Catacombe dell’Ager Veranus
C’è un momento, poiché la comunità cristiana comincia a diventare particolarmente significativa a livello numerico, in cui i cristiani decidono di essere sepolti insieme, sorge la necessità di aree sepolcrali ad hoc per i cristiani principalmente per un motivo di fede, perché i cristiani volevano essere sepolti insieme agli altri fratres (fratelli) in attesa della vita eterna.

Entrando nelle catacombe troviamo un corridoio successivo al 1800 e ci troviamo già al terzo dei quattro livelli su cui si sviluppano, di cui i primi due piani sono stati completamente obliterati dalla realizzazione delle basiliche a più riprese. All’interno troviamo i loculi che si aprono nelle pareti e le tombe pavimentali di individui appartenenti al clero di epoca medievale, come attestano le iscrizioni e l’iconografia, oltre alla paleografia. L’approfondimento della catacomba era dall’alto verso il basso.

Lo sfruttamento funerario delle aree sotterranee, non era una cosa nuova dal punto di vista della tipologia, infatti molti dei mausolei di epoca classica conoscevano delle propaggini sotterranee in cui le famiglie romane facevano seppellire i clienti, i liberti e gli schiavi delle famiglie. Ma la tipicità delle catacombe come modello cristiano di sepoltura è data dallo sfruttamento intensivo delle aree sotterranee. Alcuni tra i complessi più grandi delle catacombe romane raggiunge circa 17 km di cunicoli, un uso veramente estensivo del terreno, questo perché i cristiani avevano necessità di sfruttare quanto più possibile lo spazio sotterraneo con pareti dedicate ai loculi, dunque per ragioni logistiche, ma anche per una questione di tipo prettamente cultuale perché molto spesso queste tombe erano presso le sepolture dei martiri e quindi sorgeva il desiderio di essere sepolti presso questi testimoni di Cristo. I loculi, unità di sepoltura principale delle catacombe, sono degli approfondimenti nella roccia, nel tufo per le inumazioni, spesso anche di più di una persona, i corpi venivano gestiti in maniera dignitosa, avvolti in un panno di lino posti all’interno della cavità che veniva chiusa normalmente con dei tegoloni, poi rivestiti di malta oppure con lapidi che potevano essere più o meno iscritte a seconda delle disponibilità economiche delle persone che acquistavano le tombe. Sulla malta di chiusura dei loculi spesso si trovano serie di oggetti relativi al corredo personale del defunto che avevano molte funzioni, alcuni di questi erano degli oggetti che servivano a profumare gli ambienti, quindi troviamo degli unguentari o dei vasi di oli e essenze profumate, ma vi erano anche segni di riconoscimento dei singoli loculi.

I simboli sono uno dei veicoli più utilizzati per testimoniare la fede cristiana. Tra i più intensamente utilizzati ci sono L’Ancora, che individua l’approdo sicuro alla salvezza promessa da Cristo, e i successivi monogrammi cristologici, o soteriologici, associati al nome di Cristo come il Chi Ro, unione delle lettere greche X e P ☧ (dal greco Χριστός, Christós), anche in unione all’alfa e all’omega con riferimento al libro della Rivelazione o dell’Apocalisse. Ancora, troviamo il Buon Pastore, che è una figura che viene desunta dal repertorio classico che rappresentava l’amore verso gli altri, e che, nel linguaggio Cristiano, diventa l’imago Christi (l’immagine di Cristo). Cristo stesso, infatti, dice che “io sono il buon pastore conosco le mie pecore e le mie pecore conoscono me” (Gv 10, 11). Inoltre, si possono ammirare i pani crucesignati e i pesci, in riferimento ai miracoli evangelici, la palma del martirio, la colomba recante un ramo d’ulivo, il pavone, la fenice, simbolo di resurrezione.

Infine, troviamo le iscrizioni, quando ci sono e sono più articolate che ci parlano di salvezza. Non dobbiamo pensare alle Catacombe come luoghi tetri e bui, come ci potrebbero apparire adesso; la gente veniva qui per fare memoria del dies natalis celestis (il giorno della nascita al cileo) e non più del dies mortis (il giorno della morte), il giorno nefasto che i Pagani e le persone dell’impero prima del Cristianesimo non ricordavano con piacere, tanto è vero che nei formulari ci sono tutti dati retrospettivi, che non parlano dell’aldilà. I cristiani tramutano il dies mortis in dies natalis proprio perché hanno la ferma convinzione della salvezza in Cristo.

Leggiamo ad esempio “Domitia spirito tuo bono”, nel senso di “Domizia il tuo essere nel bene”, ma abbiamo tantissime altre attestazioni, come “vivas in Cristo, vivas inter sanctos”.

All’interno delle catacombe troviamo anche degli ambienti un po’ più ampi chiamati cubicoli, il cui termine viene desunto da un ambiente della domus romana nella quale i cubicula erano le camere da letto, qui diventano le camere del riposo in attesa della Resurrezione. Un’altra tipologia sepolcrale, oltre alle tombe pavimentali e ai loculi, sono gli arcosoli, delle nicchie aperte sopra il sepolcro, spesso decorati con mosaici o pitture. Infine, troviamo le tombe a forno, una tipologia un po’ eccentrica di sepoltura che ricorda i kokhim ebraici i quali si approfondiscono nella parete in senso longitudinale.

Nel complesso monumentale sono musealizzati alcuni dei reperti che vengono dagli scavi della Basilica e della catacomba, vi sono frammenti di intonaco dipinto probabilmente provenienti dalla Basilica pelagiana, ancora dei listelli di coperchio di sarcofago con bassorilievi, frammenti di statuari, le lucerne che illuminano le gallerie, e anche molta ceramica. I piatti di ceramica sono molto attestati nelle catacombe perché venivano celebrati i refrigeri, cioè i pasti funebri in onore dei defunti, un rinfresco che allude alla pienezza e alla felicità della condizione celeste. Accanto a questi prosegue la pratica, derivante dal periodo classico, delle libagioni, ossia versare cibo e bevande nei sepolcri, pratica scoraggiata dalla Chiesa come attesta S. Agostino (Confessiones, VI, 2) riguardo la proibizione indirizzata a sua madre, Santa Monica.

La Cappella di Santa Ciriaca
Nelle catacombe sono conservate anche altre tombe, tra cui anche quella di Abbondio e Santa Ciriaca.Il cimitero, coemeterium Ciriace, prende il suo nome da Ciriaca, matrona romana contemporanea di Lorenzo, sarebbe stata da lui stessa guarita dal terribile mal di testa che l’affliggeva, motivo per cui si convertì al cristianesimo e donò il terreno di sua proprietà su cui oggi insiste la catacomba. Dalla sua contemporaneità con il martire deduciamo che la catacomba sia nata in questi anni centrali del III secolo per poi conoscere continuità grazie al credito della figura del martire presso i romani e presso i pellegrini. Molte altre catacombe hanno il nome da nobildonne romane, che donarono i fondi in loro possesso a fini religiosi, come Priscilla (sulla vicina via Salaria) o Domitilla (sulla via Ardeatina). Questa consuetudine è rivelatrice della propagazione del cristianesimo a Roma in ogni livello sociale.

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