Fraternita dei frati Minori Cappuccini
A cura di padre Fabrizio Carli O.F.M. Cap.
Il chiostro è uno dei pochi resti della “Laurenziopoli” medioevale, fu costruito in seguito alla basilica nel XIII secolo ed è uno dei chiostri più antichi di Roma. Pur nella modestia delle colonnine tutte uguali, sole o binate, sormontate da capitelli a stampella privi di ornati, l’opera è rivelatrice del chiaro senso di ordine e compostezza dei maestri Cosmati. Nel portico trovano posizione molti reperti funerari provenienti dalla catacomba e dall’area funeraria sopratterra, sia cristiani che classici, oltre alle iscrizioni con vari formulari, troviamo anche sarcofagi cristiani e pagani ma anche elementi architettonici e trabeazioni.
Nel chiostro troviamo un sarcofago molto interessante (nell’immagine), è un vir clarissimus, un membro dell’aristocrazia senatoria che voleva essere rappresentato con tutti gli attributi del suo rango. Innanzitutto, è lui al centro della fronte del sarcofago, vestito con tunica e pallio come un filosofo e con la toga contabulata, la fascia (tipico attributo senatoriale e dell’aristocrazia) gli attraversa il petto, e nell’enfatico gesto dell’apparitio degli imperatori, cioè si presenta agli astanti, e anche con quello della preghiera costante (in senso cristiano), l’expansis manibus, cioè di chi è stato già salvato. Il defunto appare tra due colonnine e dietro troviamo esteso il “parapetasma”, cioè il velo che separa il mondo dei vivi da quello dei morti, quindi ambienta la scena già nell’oltretomba.
Ai lati dell’iscrizione ci sono altre due figure di personaggi in atteggiamento filosofico, sempre in tunica e pallio, con il rotolo della sapienza in mano, la cista con i rotoli ai piedi e che presentano il defunto nell’aldilà. Questa composi-zione iconografica verrà poi a fossilizzarsi quando cominciano ad avere delle fisionomie più definite le figure dei Santi. Solitamente in queste rappresen-tazioni, per l’ambiente di Roma, appaiono Pietro e Paolo, che presentano i defunti in quanto princeps apostolorum (i primi apostoli).
Troviamo anche sarcofagi strigilati del III secolo, tantissime iscrizioni e protomi leonine, ma anche mascheroni di tipo classico, centauri, delfini, grifoni.
Per concludere un’importantissima lastra marmorea, un’epigrafe che testimo-nia i lavori di monumentalizzazione di papa Damaso, colui che fa esplodere il culto dei Martiri a Roma tra il 366 e il 384 e monumentalizza tutte le tombe dei Martiri che coronano il sub urbio romano facendo diventare poi Roma una nuova città santa proprio perché c’erano tutti questi Martiri che la nobilitavano. Sebbene non ci sia un riferimento molto diretto ad un santo, sappiamo però che si parla di un ambiente che venne marmoribus vestita, cioè rivestito di marmi, non sappiamo quale ambiente, ma sicuramente un ambiente molto importante in cui veniva venerata una figura che potrebbe anche essere quella di san Lorenzo. Damaso fa realizzare queste iscrizioni celebrative in esametri, il verso eroico proprio per sottolineare come i martiri sono i nuovi eroi della cristianità.
Ci sono anche iscrizioni in greco, la prima lingua utilizzata dalla comunità cristiana, ancora sarcofagi cristiani in cui abbiamo il passaggio del Mar Rosso del popolo di Israele, i cavalieri del Faraone, la Colonna di fuoco che viene rappresentata come una colonna con una fiamma sopra che guida il popolo (la tomba è di Gorgonio), e poi sotto un sarcofago in cui possiamo trovare delle scene a noi più note come la presentazione del Signore ai Magi, l’Epifania del Signore; Maria è rappresentata come una matrona su un seggio dall’alta spalliera e i Magi sono rappresentati alla orientale con i berretti frigi orientali, i pantaloni lunghi mentre portano i doni al bambino Gesù sulle gambe della mamma.