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Storia

Fraternita dei frati Minori Cappuccini
A cura di padre Fabrizio Carli O.F.M. Cap.

La Basilica di San Lorenzo Fuori le Mura

Il complesso monumentale dedicato al diacono Lorenzo nasce dall’interazione di tre diversi edifici basilicali che, a partire dall’età costantiniana, e fino al XIII secolo, hanno avuto un’unica finalità: porsi come monumentalizzazione ed enfatizzazione della tomba del martire, facilitandone l’accesso e garantendone la fruizione.

La basilica costantiniana
La fondazione di una prima basilica dedicata al martire Lorenzo è attribuita nel Liber Pontificalis[1] a papa Silvestro (314-335), sedente durante il regno di Costantino il grande e nella quale si legge: “eodem tempore fecit basilicam beato Laurentio martyri via Tiburtina in agro Veranum supra arenario cryptae et usque ad corpus sancti Laurenti fecit grados ascensionis et descensionis”[2] (Lib. Pont. I, 181)

Pianta n.1

La basilica costantiniana (nella pianta n. 1 edificio in verde) era del tipo a deambulatorio noto anche come circiforme, un particolare modello di edificio basilicale tipico dell’età costantiniana e unico della città di Roma che ricalca nella forma quella dei circhi[3]. Edificata nel 330 d.C., aveva una lunghezza di m. 99 e una larghezza di m. 35 ed era strutturata in una navata centrale e due laterali che continuavano intorno all’abside formando un deambulatorio; il pavimento era occupato da sepolture privilegiate ammesse all’interno dell’edifico di committenza imperiale che si poneva come “trophaion”, trofeo, a ricordo della memoria martiriale. L’orientamento dell’edificio costantiniano era invertito rispetto all’odierno, ossia dava le spalle all’attuale piazzale del Verano, mantenendo una posizione parallela alla vicina via Tiburtina, la via che collegava Roma con Tibur, Tivoli, regolarizzata, nel suo antico tracciato, da Marco Valerio Massimo Potito attorno al 286 a.C. La circiforme costantiniana si trovava a sud dell’attuale complesso, esattamente ai piedi della collina nella quale era stata scavata la catacomba di Ciriaca, ospitante al suo terzo piano la tomba del martire Lorenzo. Possibile che per la sua realizzazione sia stata sbancata parte della collina stessa e costruito un muro di contenimento. Sicuramente, sebbene basilica ad corpus, ossia riferimento e memoria di una tomba venerata, non era esattamente al di sopra della tomba del diacono, ma ad essa collegata mediante una galleria sottostante, che intercettava le gallerie catacombali sfondandole e permettendo di arrivare direttamente al luogo della deposizione, nel quale dobbiamo immaginare una forma di monumentalizzazione. Dalla basilica, attraverso quel sistema di “gradus ascensionis et descensionis” di cui parla il già citato Liber Pontificalis, si aveva accesso alla zona devozionale, anticipando quel fenomeno che prende piede a Roma nel VI secolo noto come “itinera ad sanctos”, ossia itinerari presso i luoghi santi, veri e propri viaggi devozionali da parte dei pellegrini che si recavano nella città eterna per rendere omaggio alle tombe dei numerosi martiri ivi sepolti.

Pianta n.2

La basilica pelagiana
Alla fine del VI secolo Pelagio II (579-590) edificò una nuova basilica sulla tomba del martire Lorenzo, (nella pianta n. 1 edificio in blu; nella pianta n.2 edificio in giallo) affiancando il più antico edificio costantiniano: “Hic fecit supra corpus beati Laurentii martyris basilica a fundamento constructam[4] (Lib. Pont. I 309). L’edificio pelagiano era un’aula semiipogea della lunghezza di m. 32 e della larghezza di m. 21, a tre navate scandite da cinque colonne per lato che dividevano lo spazio interno in sei intercolumni. Il settore orientale era occupato da un endonartece[5] (portico interno alla facciata) in comunicazione con la navata centrale da due colonne (ancora in situ e visibili dietro la cattedra episcopale; nella pianta n. 2 sono il n.7); nella parete di fondo tre nicchie, di forma rettangolare le laterali, di forma circolare la centrale. Le due nicchie vennero decorate da affreschi nel IX secolo con teorie di sante lungo le pareti e con la Vergine e il Bambino nella parete di fondo. Sembra che la nicchia centrale fosse priva di decorazione. L’ingresso alla basilica avveniva da uno o più accessi aperti lungo il suo fianco meridionale, essendo incassata nella collina nei lati nord, ovest ed est[6]. L’edificio era illuminato da una serie di finestre che si aprivano sulla parte sopraelevata della navata centrale, assenti lungo le navate laterali e nei matronei[7]. L’arco trionfale conserva ancora l’originale decorazione a tessere di mosaico con il Cristo, al centro, assiso sul globo con la croce astile e benedicente tra i santi Pietro, Lorenzo e Pelagio II offerente il modellino della chiesa con le mani velate (a sinistra del Cristo), Paolo, Stefano e Ippolito (alla sua destra). Il sottarco è decorato con una ghirlanda fruttifera. L’iscrizione che si legge al di sopra dell’arco doveva essere originariamente collocata al di sotto del catino absidale, distrutto per la costruzione della basilica del XIII secolo. Le colonne e i capitelli (pianta n. 2 n. 8) ancora in posizione sono tutti di reimpiego e sono di pregevole manifattura, in particolar modo i due capitelli con teorie di armi e vittorie posti all’estremità occidentale della navata centrale e databili al pieno III secolo (pianta n. 2 n. 9). Il nuovo edificio prenderà il nome di basilica minor, la costantiniana diventerà la basilica maior. L’orientamento era il medesimo della circiforme, ossia la sua facciata era rivolta ad est mentre l’abside si apriva verso ovest.

La basilica onoriana
Nel XIII secolo, durante il pontificato di Onorio III (1216-1227), si operarono altre importanti trasformazioni: “Hic etiam ecclesiam sancti Laurentii extra muros…renovavit”[8] (Lib. Pont. II, 433). La basilica pelagiana venne prolungata verso ovest con l’aggiunta di un’aula trinave, questa volta aprentesi verso il piazzale, dando all’edificio l’attuale orientamento est-ovest e l’abside della basilica minor venne abbattuta e riempita ad una quota di + m 1,60 rispetto alla precedente. L’aula di VI secolo venne trasformata in presbiterio rialzato del nuovo edificio (pianta n. 1 edificio in rosso; pianta n.2 edificio in celeste). La nuova basilica, nata dalla fusione di due corpi fabbrica, venne distinta in basilica orientale, nella sua preesistenza pelagiana, basilica occidentale nella sua parte aggiunta. All’interno la basilica conserva intatto il suo pavimento cosmatesco e gli amboni dello stesso periodo, mirabile quello del vangelo con il balconcino delle predicationes (pulpito) dove figura l’aquila che stringe tra i suoi artigli un leone. La confessio (l’ambiente che ospita le reliquie del Martire) conosce una nuova monumentalizzazione della cassa contenente le ossa del martire Lorenzo, con una pavimentazione del XIII secolo e un ciborio che recupera, secondo la tradizione, nelle quattro colonnine di verde antico subito dopo le scale, la prima forma scelta dallo stesso Costantino per la monumentalizzazione della tomba del diacono ancora nelle gallerie catacombali (pianta n. 2 n. 5). Il ciborio[9], opera di Giovanni, Pietro, Angelo e Sasso, figli di Paolo, maestro marmorario, firmatari del duomo di Ferentino, è un raro esempio di ciborio a gabbia commissionato dall’umile abate Ugo nel 1149 recuperato da Onorio III per la sua nuova basilica. La cattedra episcopale[10] e la pannellatura che la incornicia completano questo altissimo discorso decorativo.


[1] Il Liber Pontificalis è una raccolta di biografie dei pontefici redatta da diverse mani e in diverse epoche che, a partire dal V secolo, ha raccontato in successione cronologica i principali episodi della vita dei pontefici a partire da San Pietro.

[2] Traduzione: “Nello stesso tempo costruì la Basilica del beato Lorenzo martire, sulla via Tiburtina, nel campo del Verano, sopra la cripta funeraria, e lì fece scalini per salire e scendere al corpo del santo martire Lorenzo”.

[3] Ad oggi le circiformi rinvenute a Roma, inclusa San Lorenzo, sono sei: la basilica di S. Agnese fuori le mura, sulla via Nomentana, commissionata da Costanza, la nipote di Costantino, nel 342 d.C.; la basilica apostolorum, sulla via Appia, in onore del martire Sebastiano, dei primi decenni del IV secolo d.C. che fu rimodellata nel 1608 dal cardinale Scipione Borghese, su progetto di Flaminio Ponzio, che traslò le reliquie del martire eponimo della via nell’attuale edificio; la circiforme di papa Marco, al bivio tra Appia e Ardeatina, eretta come memoria sulla tomba del pontefice, morto nel 335 d.C.; la basilica ad duas lauros (ai due lauri) in onore dei Santi Marcellino e Pietro sulla via Casilina, collegata al mausoleo di Elena l’augusta, madre di Costantino lì sepolta nel 330 d.C.; l’anonima della via Prenestina, nel praedio (podere) dei Gordiani, della quale, ancora oggi, si ignora l’intitolazione. Appare chiaro l’intento per ognuna di offrire ricordo del sacrificio del martire sepolto nelle sottostanti gallerie catacombali; la forma del circo è evocatrice del significato che questi edifici offrivano nell’antica Roma: non solo luoghi del divertimento, ma anche del sacrificio nel contenzioso ludico, vero e proprio omaggio agli dèi e momento di consacrazione ed elevazione del clan di appartenenza. Esasperando il sacrificio sportivo lo si equipara a quello del martire, estrema testimonianza della propria fede in Cristo e nella sua parola.

[4] Traduzione: “costruì dalle fondamenta una Basilica sopra il corpo del beato Lorenzo martire”.

[5] L’endonartece è oggi il retrosanctos (la parte vicina alle tombe dei santi)della cripta ospitante i resti di S. Lorenzo ed è occupato dalla tomba di papa Pio IX di Francesco Cattaneo, realizzata dopo la sua morte (1878), ma nella quale fu deposto solo nel 1881.

[6] La presenza della collina fu il motivo che spinse Costantino a collocare accanto alla tomba di S. Lorenzo la prima basilica e a collegarla ad esso attraverso una galleria. Date le dimensioni della circiforme e l’agitatezza costruttiva di quei decenni forse si preferì non operare in modo così invasivo prolungando i lavori e l’inaugurazione dell’edificio stesso.

[7] Le attuali finestre, centinate e a traforatura marmorea sono dell’epoca del Vespignani e dei lavori di epurazione dal ’600 e dal ’700 italiano che operò papa Pio IX nel XIX anno del suo pontificato, nel 1865, quando eresse la colonna sulla piazza coronata dalla statua del diacono Lorenzo, opera di Stefano Galletti.

[8] Traduzione: “Egli rinnovò anche la Chiesa di San Lorenzo fuori le mura”.

[9] Confronti sono possibili con quello di San Clemente e con quelli una volta esistenti a S. Marco a piazza Venezia e a S. Alessio.

[10] La cattedra episcopale con il suo dorsale trilobo, lo schienale e il corpo scandito dalle rotae porfiretiche (dischi di porfido rosso) trova confronti stringenti con la Basilica di S. Balbina e la Basilica di S. Saba.

Sito ufficiale della parrocchia
Basilica di San Lorenzo Fuori le Mura

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